Smart city non più solo un agglomerato di palazzi e cemento

Smart city, spesso capita di ascoltare in tv o leggere sul giornale queste parole, ma cosa sono le “città intelligenti”? Da definizione incarnano un nuovo modello di aggregazione urbana definita “città intelligente”. Riservano particolare attenzione alla qualità della vita e ai bisogni dei cittadini.

L’acume risiede nella capacità di gestire le proprie risorse in un’ottica di rinnovamento rendendole così economicamente più sostenibili ed energeticamente autosufficienti. Si tratta di agglomerati che hanno deciso di condurre un progetto di rinnovamento per garantire un presente ed un futuro vivibile, grazie alle nuove tecnologie.

Tratti caratteristici di una Smart City

Una città è considerata smart quando implementa procedure destinate a risolvere i problemi dei centri urbani e delle comunità avvalendosi di importanti tecnologie. Si parla di Iot (Internet of Thing, in italiano Internet delle cose, ndr) e connessione 5G. L’Internet delle cose permette agli oggetti di essere “riconoscibili “in rete ed essere “intelligenti” comunicando dati su sé stessi e fornendo informazioni da terze parti. Passare da una “città tradizionale” a “città smart” presenta notevoli opportunità:

• ridurre i consumi energetici;
• ottimizzare la raccolta dei rifiuti;
• migliorare il trasporto pubblico;
• ridurre il degrado urbano

Per portare avanti questo cambiamento però è richiesta una connessione in grado di supportare un’immensa mole di traffico dati. Il 5G risulta, pertanto, strettamente connesso a questo stile di città 2.0.

La proposta italiana

La nuova generazione di connettività mobile ultraveloce può supportare il traffico di una Smart City, massimizzando l’esperienza degli utenti e garantendo elevate prestazioni.

Lo studio condotto dall’osservatorio Internet of Things mostra che il 42% dei comuni con un tasso di popolazione superiore ai 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto targato Smart City negli ultimi tre anni. Un esempio di come l’intelligenza artificiale possa agevolare l’attività umana è dato dalla gestione dell’irrigazione di parchi e verde pubblico nella città di Firenze. Nel capoluogo toscano le corrette quantità d’acqua con cui irrigare il terreno sono definite in base alle condizioni d’umidità, previsioni meteo, con la possibilità di individuare falle nel sistema e di inviare reattivamente operatori sul posto. Altro esempio innovativo è quello realizzato a Verona, dove sono stati installati 160 impianti semaforici per far scattare il verde quando le ambulanze in codice rosso si trovano a 100 metri di distanza.

Chi e cosa rema contro all’avvio dei progetti Smart City

Positivo il segnale dato dal diffondersi di progetti nati dalla collaborazione tra diversi comuni. Questo fenomeno non interessa solo grandi centri come Torino e Milano con il loro interland, ma anche realtà minori, come ad esempio San Benedetto del Tronto.
La direzione presa è quella giusta ma è poco “sdoganata” per poterne cogliere in toto i benefici delle Smart City a livello di sistema Paese. Le sperimentazioni sono molteplici, ma forse, troppo isolate tra loro e prive di integrazione manifestando l’assenza di una vision connessa al territorio. Tutt’oggi la maggior parte delle iniziative si arena a causa di scarse competenze, modelli di governance nebulosi e risorse economiche scarse. La soluzione vincente per bypassare questa impasse sarebbe formulare una strategia nazionale condivisa. A livello centrale si devono stabilire impegni e priorità per i comuni cercando di trovare un compromesso tra l’anarchia attuale e una necessaria centralizzazione.

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