Giacimenti di gas tricolore, quali sono le principali aree di estrazione

I giacimenti italiani, in seguito ai considerevoli aumenti del costo del gas sono al centro di ampi dibattiti. È possibile estrarre gas nostrano?
Il Governo italiano per cercare di contenere l’aumento dei costi dell’energia ha palesato l’opportunità di incrementare l’estrazione dai giacimenti italiani. Accrescendo quei 3 miliardi di metri cubi estratti lo scorso anno a fronte dei 76,1 miliardi realmente richiesti.

Giacimenti italiani.

Il rapporto del Mite, nella sezione dedicata agli idrocarburi, offre una chiara panoramica di quanto gas l’Italia possiede nel sottosuolo. I dati sono pubblici e da tutti consultabili sulla pagina del Ministero della Transizione Ecologia cliccando qui. Come si evince dall’immagine sono presenti tre colonne che si riferiscono a dati distinti tra loro. Sia per le riserve su terra, o onshore, che in mare o offshore, sono riportate le riserve:

-Certe: ossia quelle che possono essere prodotte con una probabilità maggiore del 90% e, di conseguenza, facilmente reperibili.

-Probabili: l’estrazione è medio difficoltosa e la probabilità di estrazione è del 50% circa

-Possibili: la probabilità di estrarle è nettamente inferiore al 50%, il che rende il processo di recupero eccessivamente complesso ed esoso.

Totale risorse disponibili nei giacimenti tricolore.

Dopo aver chiarito la differenza tra riserve certe, disponibili e possibili, è giusto parlare di numeri. Il totale delle riserve di gas stimato nei giacimenti su Terra è:

-22,143 milioni di Sm3 per le riserve certe,
-29,975 milioni di Sm3 per quelle probabili
-24,461 milioni di Sm3 per quelle possibili.

Invece, i numeri che interessano le risorse a largo ammontano a:

-17,707 milioni di Sm3 per le riserve certe,
-14,496 milioni di Sm3 per le riserve probabili,
-2,292 milioni di Sm3 per le riserve possibili.

Eseguendo una semplice somma il totale delle risorse ammonterà a: 111,074 milioni di Sm3. Coscientemente un valore da considerare come veritiero si aggirerebbe tra 70 e 80 milioni di Sm3 poiché sarebbero da escludere dal computo le riserve possibili.

La beffa dei giacimenti italiani.

Un grande limite che presentano le risorse di gas della nostra penisola e la loro dislocazione. Non si tratta, infatti, di uno o due giacimenti che inglobano il quantitativo di gas stimato. La situazione è esattamente l’opposto, il gas è dislocato in tanti piccoli agglomerati separati tra loro. Infatti, un grosso problema dell’estrazione è che i giacimenti di idrocarburi devono essere anche economicamente vantaggiosi per essere sfruttati, quindi, contenere una quantità di idrocarburi tale da giustificare i costi. L’obiezione potrebbe essere che in passato nel nostro paese il tasso d’estrazione era maggiore. Ma come ha spiegato Roberto Bianchini, direttore dell’Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano, “La riduzione della capacità estrattiva ha dei motivi, non abbiamo semplicemente chiuso i pozzi per uno sbalzo d’umore (…) Il costo dell’estrazione del gas da un singolo giacimento aumenta nel tempo e a volte diventa economicamente svantaggioso proseguire e poi non tutti i siti hanno le stesse capacità né si può estrarre alla medesima rapidità. In altri casi i giacimenti non furono sfruttati sempre perché non avevamo la tecnologia per farlo in modo vantaggioso e in seguito per aver scelto di non usare la fratturazione idraulica o fracking per i rischi potenziali”.

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