Gas ed elettricità, una corsa al rialzo che sembra inarrestabile. Dall’inizio del 2021 l’Europa è stata investita da una profonda crisi definita universalmente energy crunch. Il mese di ottobre è stato il “mese nero” per gli aumenti energetici.
Nata dall’interconnessione di molteplici fattori, il più delle volte difficili da analizzare, questa crisi non ha risparmiato nessuno. Perciò di seguito cercheremo di aiutarvi a capire il perché di questi funesti rincari.
La crescita del costo del gas: prezzo di un megawattora all’ingrosso
Il costo del gas ha riscontrato una forte crescita nell’ultimo periodo aumentando di circa dieci volte nel corso dell’ultimo anno. Gennaio 2021 si poteva acquistare un megawattora equivalente di gas sul mercato all’ingrosso a circa 20 euro. A dicembre è schizzato a 110 euro, toccando negli ultimi giorni i 139 euro.
Le cause principali di questa crescita esponenziale, che ha portato alla crisi in corso, sono:
• Il veto della Germania al nuovo gasdotto North Stream 2 che avrebbe raddoppiato l’afflusso diretto di gas dalla Russia. In risposta, Mosca ha ridotto la fornitura nella settimana di Natale.
• Le scorte per l’inverno risultano inferiori del 20% circa rispetto alla media storica
• I tentativi di ripresa mondiale tra le varie ondate della pandemia hanno aumentato le richieste di fornitura sia dall’Asia che dall’Europa.
• L’Europa ha scelto i contratti “spot”, ovvero gas acquistato giorno per giorno. In seguito alla crescita della domanda da tutto il mondo i prezzi sono aumentati a dismisura e ciò ha costretto il Vecchio Continente a sottostare alle forniture dirette della Russia tramite gasdotti.
L’Italia e la dipendenza dal gas naturale
La situazione in Europa differisce da nazione a nazione. Per esempio, in Francia il nucleare pesa per il 70% nel mix energetico, la Germania, invece, ha puntato molto sulle fonti rinnovabili, specialmente l’eolico. In controtendenza, la Polonia fa ancora grande affidamento sul carbone. L’Italia dal canto suo fa grande affidamento sul gas naturale (in viola) all’interno del proprio mix energetico, il 50% sul totale. Ciò implica che la porzione di energia determinata tramite calore generato dalla combustione è fondamentale ed è anche il principale fattore che determina il prezzo finale della luce sul mercato e, anche, in bolletta.
L’aumento del prezzo del gas (di dieci volte nell’ultimo anno) rende più costoso per i possessori di centrali termoelettriche acquistare il gas da bruciare per generare il calore e produrre energia, di conseguenza, il prezzo della luce si impenna, soprattutto in Italia.
Una triste commistione: il prezzo del gas influenza l’energia elettrica
Il costo del gas ha prodotto un effetto domino che ha portato una notevole crescita anche del costo dell’energia elettrica.
Paragonando i prezzi medi sul mercato all’ingrosso dell’elettricità nel mese di dicembre dei precedenti anni il confronto è crudele: nel 2019 ci si attestava sui 43 euro al megawattora, nel 2020 attorno ai 54 euro, nel 2021 a 285 euro (aggiornati alle aste di lunedì 20 dicembre).
Come precedentemente detto, il costo dell’energia in Italia è più esposto rispetto agli altri Paesi alle quotazioni del gas naturale, riportando così prezzi più onerosi.
L’Italia è importatrice netta di energia elettrica e per la precisione, circa il 75% della corrente utilizzata proviene dall’estero.
Piove sul bagnato, non dimentichiamo le aste della Co2
In un quadro già di per sé drammatico, il mercato delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea ci mette il carico.
Per poter inquinare i produttori di energia termoelettrica, utilizzando combustibili fossili, devono acquistare dei permessi per poter immettere Co2 in atmosfera.
Ad inizio anno il costo medio per il permesso ad emettere una tonnellata di Co2 era meno di 35 euro, in questo mese di dicembre, si è arrivati a cifre che toccano i 90 euro a tonnellata.
L’impatto di questo aumento sul totale dell’energia elettrica è marginale e limitato nonostante tutto non trascurabile.
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