Earth’s black box, la Terra ha la sua scatola nera

Che la Terra sia vittima di un inquinamento sfrenato non è più un mistero, come non lo sono i tentativi più o meno efficaci messi in atto per cercare di contrastarlo. Il più originale o forse paradossale “rimedio” o “precauzione” si trova in Tasmania. Per monitorare l’andar allo sfacelo si è pensato di equipaggiare la Terra di una scatola nera.
Si, una scatola nera, tipo quella degli aerei per intenderci, ma dalle dimensioni decisamente più imponenti. Un dispositivo ideato per tener nota dell’attività umana, ossia registrare ciò che potrebbe portare al collasso.
Le buone intenzioni del progetto sono volte a sensibilizzare le nuove generazioni, spingendoli a guardare oltre il loro naso.

Guardare al futuro, non inteso come domani, ma un futuro molto più astratto che interesserà le generazioni nei millenni.

Un futuro che potremmo pensare non riguardarci, in fondo l’uomo è un animale tendenzialmente egoista. Tentando di scrollarci questo appellativo e guardare oltre, potremmo essere spinti da uno spirito di conservazione della specie. Abbracciare il concetto di sopravvivenza animale ed innalzarlo su una scala temporale più lunga che esuli dalla durata dell’esistenza del singolo.
L’installazione in Tasmania, non è stata scelta a caso. Dove sistemare uno strumento di monitoraggio in grado di registrare gli eventi che porterebbero alla fine del mondo?
In un luogo che ci si aspetti essere l’ultimo ad essere interessato dalla catastrofe.
Perciò è stata scelta l’isola a sud dell’Australia. La Tasmania offre una certa tranquillità in termini di stabilità geopolitica e geofisica.
Parlando di scatole nere, si pensa al campo dell’aeronautica, ma in questo caso si potrebbe azzardare ad opera d’arte. È il risultato della collaborazione di ingegneri, architetti e veri e propri artisti.

Ideata per resistere alla maggior parte degli eventi estremi della Terra, è estesa 10 metri e realizzata con acciaio spesso 7,5 cm

L’ispirazione per la realizzazione nasce dopo la Cop 26 tenutasi a Glasgow sui cambiamenti climatici.Camminiamo sul filo di lana, quelli che seguiranno saranno decenni cruciali: il famoso e temuto ago della bilancia.Il punto di non ritorno per la comunità scientifica è fissato ad un aumento di temperatura fissato a 1,5, o massimo 2°C di surriscaldamento oltre i livelli preindustriali. Il superamento di tali valori rischierebbe di rendere la Terra inospitale per la specie umana.La scatola nera nasce con il fine di raccogliere le azioni salienti, le parole dei leader politici, innovazioni mediche, tecnologiche e scientifiche che dovrebbero cambiare l’assetto geopolitico mondiale in risposta alle necessità imposte dalla crisi climatica. Registrerà dati essenziali per descrivere la salute della Terra, come la temperatura di terra e mare, il livello degli oceani e la loro acidificazione, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera o la perdita di biodiversità.

L’archiviazione dei dati è in corso

L’opera non è ancora giunta a compimento, dovrebbe esserlo entro la metà del 2022, ma gli ideatori assicurano che sia già attiva. L’archiviazione dei dati è in corso.
Lo storage odierno permetterebbe la registrazione di dati per i prossimi 50 anni. Ovviamente in futuro sarà sottoposto a miglioramenti e la capacità di raccolta sarà notevolmente accresciuta.

Non serve dirlo, ma noi lo diciamo lo stesso, il suo funzionamento avviene sfruttando l’energia solare captata dai pannelli fotovoltaici posti sulla parte superiore del monolite.
La grande speranza è che l’Earth’s black box resti lì silente, come un tacito uditore e che si limiti a costruire una memoria della Terra. In caso contrario vuol dire che il tentativo di salvarla è miseramente fallito.

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