Cop26, si è concluso il summit sul clima più atteso di sempre

La Cop26 tenutasi a Glasgow dal 1 al 12 novembre è ormai giunta al termine. I 196 leader mondiali hanno partecipato a molteplici tavoli di discussione accordandosi sulle azioni da intraprendere per contrastare il cambiamento climatico.

Principalmente si sono delineate due principali assi di pensiero l’asse Usa-Ue diametralmente opposta all’asse Cina-India-Russia.

C’è chi manifesta un mesto ottimismo legato agli accordi di finanza climatica. L’Italia, con altri 24 Paesi, ha sottoscritto un patto per stoppare i finanziamenti destinati a progetti di petrolio, gas e carbone.

Ma dalla Cop26 emergono anche dati meno confortanti.

I due paesi responsabili del 35% dell’inquinamento mondiale hanno deciso di seguire un proprio iter, punto a sfavore per la Cop26.

La Cina, responsabile del 28% delle emissioni totali di Co2, seguita da Stati Uniti (15%), India (7%) e Russia (5%), pur avendo accettato l’invito di Draghi durante il G20 di ridurre le emissioni inquinanti, ha riaperto le miniere di carbone per sostenere la ripresa economica. Il traguardo emissioni zero è stato spostato al 2060 anziché 2050. Situazione similare per l’India, la quale ha posticipato l’obiettivo addirittura al 2070.

Sebbene Biden abbia promesso di rispettare gli accordi di Parigi sul clima del 2015, è poco probabile che riesca a mantenere i buoni propositi. A remargli contro una parte di Senatori che ha dimezzato i 3mila miliardi di dollari sul piano di rilancio di un’economia più ecosostenibile poiché non intenzionati a fare sacrifici per il clima.

Green Deal pilastro della nuova politica economica europea

La Commissione Ue, guidata da Ursula Von der Leyen, punta a vietare dal 2030 in poi le auto a benzina e diesel. L’obiettivo pertanto è arrivare ad una soglia di zero emissioni di Co2 entro il 2050.

Ma questa politica a grande impatto green cela costi sociali ingenti. Una nuova tassa si profila all’orizzonte, Ets (Emission trading scheme) per i settori industriali ritenuti tra i più inquinanti (cemento, vetro, chimica, siderurgia) a cui si sono sommati i rincari per il riscaldamento e per i trasporti.

In questa non facile situazione Putin ha deciso di ridurre le forniture di gas all’Europa. Scacco matto al re per ottenere in tempi brevi il via libera della Germania e dell’Ue al discusso gasdotto Nord Stream 2.

Green Deal pilastro della nuova politica economica europea

Così alla luce di ciò ci si potrebbe chiedere: i paesi capitalisti, nella Cop26, si sono messi realmente a disposizione dell’ambiente e quali sono i loro obiettivi?

I principali intenti della Cop26 possono riassumersi in quattro step fondamentali:

• Accelerare la riduzione delle emissioni: l’abolizione del carbone, implementazione di veicoli elettrici e incoraggiamento negli investimenti in energie rinnovabili.

• Proteggere comunità ed habitat naturali con infrastrutture e agricoltura resilienti.

• Mobilitare i finanziamenti per il clima: molte società finanziarie stanno ponendo in atto grandi iniziative per sostenere le imprese rispettose del clima attraverso sovvenzioni.

• Accordi a livello pubblico-privato-civile per agevolare tutti i settori sulle sfide legate al clima lavorando per mantenere raggiungibile 1,5 gradi di riscaldamento globale.

La questione climatica e l’importanza della tutela ambientale dal 1995, anno del primo summit, ad oggi è passata da argomento marginale a problematica focale.

È possibile consultare una mappa online, ideata da Probable Futures, che presenta un quadro globale sul climate change a seconda del futuro aumento delle temperature. Questa visualizzazione cerca di pronosticare, quindi, su possibili scenari relativi all’aumento del calore, della diminuzione del freddo e sullo spostamento dell’umidità nelle diverse aree del pianeta.

Ciò che si deduce dalla mappa è che l’aggravarsi delle condizioni climatiche interesserebbe maggiormente le aree Sud del Globo andando a rendere difficoltosa la vita in tutte le sue forme. La conseguenza di questi avvenimenti è l’aumentare a dismisura il gap tra le aree più ricche e più povere del Pianeta favorendo flussi migratori dalle seconde verso le prime.

Noi di Union Energia abbiamo a cuore la salvaguardia per l’ambiente, perciò abbiamo deciso di fornire energia green certificata all’origine. In questo modo partecipiamo attivamente alla lotta contro la Co2.

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